CAM e lavanolo: come ridurre l’impatto ambientale delle lavanderie industriali
Servizi Italia
16/02/2022
Lavanolo, 
Sostenibilità
L'adozione dei CAM - Criteri Ambientali Minimi - nel settore delle lavanderie industriali, segna un importante passaggio nell'indirizzare Pubbliche Amministrazioni e aziende

Dalla rivoluzione industriale in poi, l’uomo si è trovato al centro di un dualismo che ha sempre visto, da un lato, la corsa al progresso e, dall’altro, il totale disinteresse per le conseguenze ambientali. Sono stati due secoli di trasformazione e corsa sfrenata verso un teorizzato modello di benessere, che ha messo al centro l’uso e il consumo, con una particolare predilezione per i beni di breve durata.

Per lungo tempo, a livello globale, si è vissuto in un eterno presente, senza curarsi degli aspetti ambientali e arrivando a un aumento massiccio dei livelli di inquinamento. Quando Al Gore, nel 2006, pubblicò il suo film-documentario Una scomoda verità”e alzò i riflettori per primo sul problema del riscaldamento globale e sul cambiamento climatico, sembrava parlasse di un altro pianeta, di un altro mondo, di una versione fantascientifica della vita reale.
Eppure, già dagli anni Novanta la questione climatica, era entrata nelle agende dei capi di Stato e si discutevano i primi negoziati.

Nel 1992, a Rio de Janeiro, si tenne la prima Conference of the Parties (COP1). Fu questa l’occasione per stipulare la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCC), il primo trattato internazionale – non vincolante legalmente – nel quale ci si impegnava a ridurre le emissioni di gas serra. Perché arrivi un vincolo legale bisognerà aspettare ancora cinque anni e la stesura del “Protocollo di Kyoto”, in cui l’Unione Europea prese una decisione netta, a dispetto di quanto fatto dagli Stati Uniti, stabilendo obiettivi vincolanti e quantificati di limitazione e riduzione dei gas ad effetto serra per i paesi aderenti. Seguiranno poi gli accordi di Parigi, in vigore dal 2016, e i i lavori di Bonn nel 2017.

L’obiettivo? Contrastare il cambiamento climatico e impegnarsi nel tentativo di abbassare di due gradi la temperatura della terra.
Sì, ma come?

Dal Green Public Procurement ai CAM (Criteri Ambientali Minimi)

Negli ultimi anni si parla largamente di acquisti verdi, sostenibilità, efficientamento, uso consapevole delle risorse, economia circolare. Questi e altri termini annessi sono diventati familiari a partire dal 2008, quando l’Unione Europea diede vita al Green Public Procurement (GPP), tradotto in italiano come Acquisti verdi della Pubblica amministrazione.

Il GPP è uno strumento finalizzato all’integrazione di considerazioni di carattere ambientale nelle procedure di acquisto della Pubblica Amministrazione, ossia il mezzo per poter scegliere prodotti e servizi che abbiano un minor effetto sulla salute umana e sull’ambiente, rispetto ad altri prodotti e servizi utilizzati allo stesso scopo.

Al GPP si aggiungono i Criteri Ambientali Minimi (CAM), i requisiti ambientali ed ecologici definiti dal Ministero dell’Ambiente, volti ad indirizzare le Pubbliche Amministrazioni verso una razionalizzazione dei consumi e degli acquisti, fornendo indicazioni per l’individuazione di soluzioni progettuali, prodotti o servizi migliori sotto il profilo ambientale.
Gli acquisti verdi devono tener conto dell’intero ciclo di vita di un prodotto o servizio, dalla lavorazione della materia prima, alla sua disponibilità sul mercato, alla trasparenza della filiera produttiva, fino al suo “fine vita”.

In Italia, l’efficacia dei CAM è stata assicurata grazie all’art. 18 della Legge 28 dicembre 2015 n.221 e, successivamente, all’art. 34 recante “Criteri di sostenibilità energetica e ambientale” del D.lgs. 50/2016 “Codice degli appalti” (modificato dal D.lgs 56/2017), definendo che le stazioni appaltanti sono obbligate a inserire nei bandi – a prescindere dal valore dell’importo – le specifiche tecniche e le clausole contrattuali individuate dai CAM.

Il contenuto dei CAM

I CAM sono stati definiti dal Comitato di Gestione del GPP che, per mezzo di gruppi di lavoro tecnici composti da figure tra loro eterogenee (ad esempio esperti della P.A., università, enti di ricerca, associazioni di categoria), elabora e condivide i diversi documenti.

I CAM sono indirizzati a una specifica categoria merceologica, ma presentano una base comune: per ogni categoria vengono riportate le normative di riferimento ambientale, vengono fornite tutte le indicazioni per caratterizzare l’acquisto “verde” nelle procedure di esecuzione delle gare di appalto (criteri ambientali minimi) e presentate proposte di criteri premianti per valutare in maniera oggettiva le aziende concorrenti.

Secondo il Ministero della Transizione Ecologia l’obiettivo è chiaro: “ridurre gli impatti ambientali, […] nell’obiettivo di promuovere modelli di produzione e consumo più sostenibili, circolari e nel diffondere l’occupazione verde”.

Oltre agli aspetti ambientali e sociali, il Ministero sottolinea come l’applicazione dei Criteri Ambientali Minimi risponda anche all’esigenza della Pubblica amministrazione di razionalizzare i propri consumi, riducendone ove possibile la spesa.

A oggi sono stati adottati CAM per un totale di 18 categorie di forniture e affidamenti e fra questi il settore delle lavanderie rientra nella categoria “lavaggio industriale e noleggio di tessili e materasseria”, che comprende il ricondizionamento, la logistica e il noleggio di dispositivi tessili, materassi e cuscini, indumenti ad alta visibilità e dispositivi sterili.

Quali sono i principali impatti ambientali del servizio di lavanolo?

Il servizio del lavanolo, nelle sue molteplici attività all’interno della catena del valore, presenta diverse e articolate sfaccettature che richiedono altrettante competenze, molto diverse, ma complementari e sinergiche fra loro per affrontare gli obiettivi di sostenibilità ambientale.

L’attività di lavanderia industriale vede in particolare i seguenti possibili impatti:

  • il consumo energetico del processo di lavaggio e quindi le emissioni di gas a effetto serra;
  • il consumo di prodotti chimici;
  • il consumo idrico e i reflui degli impianti di lavaggio;
  • gli impatti ambientali del ciclo di vita dei prodotti tessili, nonché gli effetti eco-tossicologici nella fase d’uso dei prodotti (ad esempio per il contatto con la pelle);
  • gli impatti ambientali della logistica (emissioni e consumi dei veicoli);
  • la produzione dei rifiuti, compreso il “fine vita” dei prodotti tessili.

 

Qual è il ruolo di Servizi Italia in questo cambiamento verso la sostenibilità?

La sostenibilità ambientale è uno dei valori fondanti su cui poggiano le attività del Gruppo Servizi Italia. L’attenzione verso l’ambiente del si concretizza nella costante promozione dell’efficienza e della sostenibilità dei processi produttivi, nel monitoraggio dei materiali, delle risorse energetiche utilizzate nei siti produttivi, delle relative emissioni di gas ad effetto serra, dei prelievi idrici, degli scarichi e dei rifiuti speciali decadenti dai processi produttivi.

È in quest’ottica di impegno continuo e condiviso che Servizi Italia ha ottenuto e mantiene le certificazioni ISO 14001 e ISO 50001, la UNI EN 14065, la registrazione EMAS e quantifica l’impronta climatica e idrica dei propri servizi con un approccio LCA: nell’auspicio di creare un sistema virtuoso in grado di influenzare la filiera dal fornitore all’utilizzatore finale.

La strada giusta per un percorso condiviso

Le aziende rispondono alla chiamata da parte delle Pubbliche Amministrazioni, mettendo sul piatto soluzioni innovative e strategie di miglioramento dal punto di vista ambientale, nell’interesse non solo dell’utilizzatore finale, ma dell’intera società.
Tuttavia, risulta evidente come questo tipo di attenzione comporti necessariamente un aumento dei costi di produzione: l’aver inserito l’obbligatorietà dei CAM nei bandi pubblici porterà certamente a benefici ambientali a lungo termine, ma anche a ricadute in termini economici sulle aziende fornitrici che se ne devono far carico.
A questo punto, è importante che i valori che ci hanno spinto fino a oggi siano condivisi, così come gli obiettivi di sostenibilità. Le aziende che scelgono la strada della sostenibilità ambientale lo fanno perché credono veramente nel valore che comunicano, ma allo stesso tempo si aspettano che il mercato riconosca il loro impegno.

La strada giusta per un percorso condiviso di sostenibilità è basata su una continua ricerca di nuove soluzioni, nuovi stimoli e sviluppo, per arrivare a ottenere soluzioni idonee ed efficaci.

Per approfondire: